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Paliotto d'altare (particolare) corallo, fili di seta policromi, granatine manifattura messinese (prima metà sec. XVII) 
pagliotto
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Il Museo Regionale Pepoli ha sede nei locali dell'ex convento dei Carmelitani, attiguo alla Chiesa dell'Annunziata, con essa edificato nel sec. XIV. Nel 1905, per iniziativa del Conte Agostino Pepoli, che ottenne i locali del vecchio convento dal Comune, sorse il museo. Dopo essere stato ristrutturato dallo stesso Conte, nel 1908 fu istituito come Museo Civico.  
Nel 1925 il civico Museo Pepoli fu nazionalizzato e riordinato negli anni '50 e '60. In base alle vigenti norme è passato alla Regione. L'ingesso del museo si trova nel lato destro della Basilica dell'Annunziata. Nel chiostro a doppio loggiato, di stampo barocco, sono raccolti elementi architettonici, lapidi, rilievi di età rinascimentale e barocca e un grande ciborio con i Santi Pietro e Giovanni Battista di Giacomo Gagini (1562).Si contano 25 sale. 
Nella sala I si trovano una piccola raccolta di lapidi funerarie erabe rinvenute a Trapani e nei dintorni, la cui traduzione è stata curata da Michele Amari. Nella sala delle lapidi si notano inoltre elementi plastico-architettonici in parte della Chiesa dell'Annunziata: un frammento di architrave con figura di cavaliere che insegue un drago (sec. XII), uno stemma gentilizio (sec. XIV), un capitello a foglie traforate (sec. XII-XIII). 
Nella sala II regna l'ambiente scultoreo siciliano dei secoli XV e XVI. Domina la sala il San Giacomo Maggiore, opera di Antonello Gagini, su cui lo scultore appose firma e data (1522). E ancora i Santi Vito, Giacomo Minore e Filippo di Vincenzo Gagini, figlio di Antonello. Da ammirare è anche la Madonna del Soccorso, in alabastro, del sec. XVI, ed il San Sebastiano di Andrea Tipa, realizzato in pietra locale, detta "incarnata" per il colore rosato con venature policrome. 
Al piano terra sono inoltre conservati due cimeli storici: una carrozza settecentesca ed una ghigliottina, usata a Trapani in epoca borbonica. Salendo per lo scalone di marmo con "magnifico" passamano in marmi mischi, si nota sulla parete di sinistra il quadro più importante del Museo: il Martirio di San Matteo di Andrea Carreca (sec. XVII). Ornati soffitti da stucchi settecenteschi , le sale e i corridoi del 1° piano ospitano la Pinacoteca e le Arti Industriali. Sono esposte opere dell'ex Quadreria Fardella, acquistate dal generale a Roma e a Napoli per la sua collezione privata e poi donate al Museo.  
La sala III è un grande salone che accoglie l'ambiente pittorico locale dal sec. XII al XV in cui l'arte bizantina si mescola con motivi romanici e temi gotici. La cultura cinquecentesca è documentata nella sala V. 
La sala VI segna il passaggio dal Rinascimento al Barocco. Andrea Carreca e Giacomo Lo Verde sono i due pittori trapanesi allievi di Pietro Novelli, che spiccano in questa sala. Del Carreca si notano: l'Annunciazione, la Madonna del Rosario e il Sogno di Giacobbe. Di Lo Verde è la Santa Caterina da Alessandria. E' attribuito a Tiziano Vecellio il quadro più prezioso del Museo: il San Francesco che riceve le stimmate, commissionato dai frati francescani al pittore veneto. 
Dalla sala VII alla XI troviamo la pittura napoletana dal '600 al '700. L'artigianato artistico trapanese è documentato nelle sale XII - XXI. Sono custodite pregievoli sculture in legno tela e colla, corallo, avorio, conchiglie, pietre dure, nonchè opere in argento e ceramiche. Nella "piccola" scultura hanno un posto importante i "Pasturari", gli autori cioè di statuine in legno tela e colla, corallo e altri materiali marini destinate a decorare i presepi delle chiese e delle case private. Il rappresentante più significativo fu Giovanni Matera, le cui opere, oltre ad essere esposte a Trapani ed in Sicilia, se ne conservano anche a Monaco di Baviera. Ad Andrea Tipa forse appartiene un originalissimo presepe realizzato tutto con materiali marini. Fra i corallari trapanesi occupa un posto di preminenza Fra Matteo Bavera. A lui vanno riferiti: una lampada pensile di bronzo dorato decorata con coralli e smalti e un bellissimo calice di rame con elementi e cammei in corallo. Oltre alla produzione dei coralli va ricordata l'arte degli orafi e argentieri trapanesi.  
Caratteristica è una falce sormontata da una corona e sotto le lettere D.U.I. -Drepanum Urbs Invictissima- con le sigle del'argentiere, del console e la data.La sala XXI è segnata dalle Maioliche, in gran parte depositi dell'ospizio marino "Sieri Pepoli". La ceramica siciliana è rappresentata da alcuni pezzi di Sciacca, Caltagirone e Palermo.  
La maiolica trapanese trova espressione nelle mattonelle destinate a ricoprire i pavimenti di chiese o case private. Particolarmente interessante è un piccolo pavimento, proveniente dalla Chiesa di Santa Lucia, con veduta della città di Trapani, realizzato nel XVII secolo. 
Le sale XXIII e XXIV ospitano una raccolta di materiale archeologico fenicio-punico e greco-romano rinvenuto nelle vicinanze di Paceco, Erice, Selinunte e Mozia, consistenti in vasi, statuette, bronzetti e monete. 
La sala XXV, l'ultima, ospita ricordi e cimeli storici: la bandiera del piroscafo garibaldino "Il Lombardo", la camicia rossa del trapanese Vincenzo Gemelli, pistole e fucili, dipinti del trapanese Giuseppe Errante (1760 - 1821). 
 
 
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