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Buscemi: paese museo 
Abbarbicato sull'Altipiano Ibleo, situato a 761 metri s.l.m, si configura come un grande teatro naturale che domina la valle dell'Anapo, circondato dalle testimonianze dell'antica Akrai, di Casmene e dalla necropoli di Pantalica. La sua economia è stata e continua ad essere prevalentemente agricola.  
Le radici storiche di Buscemi affondano nella protostoria della civiltà umana. Dalla tarda età del bronzo fino al sec. V-VI d.C. nulla sappiamo in merito al primitivo agglomerato. Possiamo solo dire che le tracce della presenza umana, nei siti archeologici che lo circondano, non vanno oltre il periodo bizantino, cioè oltre il periodo in cui si ha il formarsi di un grosso agglomerato trogloditico sul versante dov'e situata la odierna Buscemi, determinando 1'origine del sito.  
Le prime notizie storiche si hanno nel periodo arabo con il nome di Qal'at Abi Samah. Successivamente lo troviamo citato con il nome di Buxema, Bussema e Buscema. Il processo di ricostruzione dopo il terremoto del 1693, avvenuto nello stesso sito, segna l'inizio della Buscemi contemporanea con gli interessanti esempi di architettura religiosa e civile barocca.  
A Buscemi, a differenza di tantissimi altri paesi, il legame con il passato e la cultura popolare e contadina non si è spezzato grazie alla realizzazione nel 1988 di un itinerario etno-antropologico nel centro abitato, che gli ha conferito la singolare e importante immagine di "paese-museo".  
Buscemi panorama 
Il Museo, concepito, fin dal suo nascere, come testimonianza diretta e concreta della vita e del mondo del lavoro delle genti iblee, attraverso la riproposizione delle autentiche strutture abitative e di lavoro, musealizzate nello stesso luogo (putia ro firraru, casa ro massaru, parmientu, casa ro iurnataru, putia ro falignami, trappitu, putia ro scarparu e r'appuntapiatti), costituisce museograficamente un esempio unico in Sicilia.  
L'itinerario ha inizio con la visita alla bottega del fabbro, putia ro firraru, situata in una grotta artificiale, probabile ipogeo cristiano. La presenza dell'anziano fabbro che ancora vi lavora, utilizzando i tradizionali attrezzi di lavoro (forgia, incudine, ecc.), fa di essa una singolare testimonianza in tutta la zona montana.  
Si prosegue con la visita al palmento, u parmientu, luogo in cui avveniva la pigiatura dell'uva. La struttura, degli inizi del sec. XIX, si conserva nella sua integrità, con la presenza di un torchio alla greca la cui tipologia risale al I sec. a.C. All'interno, una mostra permanente illustra la storia della vite, il lavoro e le tecniche di trasformazione dell'uva, dal periodo greco ai nostri giorni.  
Basta scendere pochi gradini per trovarsi di fronte all'armoniosa facciata della Chiesa di S. Antonio di Padova (sec. X.VIII). Il suo impianto sinusoidale presenta particolari architettonici barocchi di raro pregio.  
A pochi metri dalla stessa vi è la casa del massaro, ro massaru, la casa che strutturalmente rappresenta la realtà abitativa del ceto medio della classe contadina. Presenta quattro ambienti: 1a cucina con i tradizionali utensili, 1'ingresso, dove vi e il canniccio, una collezione di collari per bovini ed ovini e vari attrezzi di lavoro, la stanza dove viene illustrato il ciclo relativo alla tessitura popolare e poi segue la stanza con il letto e la culla, il baule con la dote, abiti popolari maschili e femminili, giocattoli e arredi propri di quest'ambiente.  
Risalire di nuovo e percorrere il corso Vittorio Emanuele. La prima chiesa che s'incontra è quella di S. Sebastiano (sec. XVIIl). I lavori della facciata hanno conosciuto tempi diversi per il completamento: infatti il secondo ordine triforo è stato completato nel 1906. L'interno è a tre navate.  
Segue la Chiesa di S. Giacomo. La facciata presenta elementi decorativi ed architettonici tardo barocchi. Lo spazio interno, realizzato secondo la forma geometrica dell'ovale, si accosta ad un tema caratteristico dello stile architettonico del Gagliardi. Annessa alla stessa è l'antichissima chiesa di S. Spirito, fiancheggiata dai locali una volta monastero delle benedettine, la cui struttura originale risale al 1169.  
La Chiesa Madre chiude prospetticamente il corso Vittorio Emanuele. La facciata con la sua cella campanaria fu completata nel 1769. L'interno a tre navate conserva una statua 1ignea dell'Addolorata del Parmientu 1732, attribuita a Filippo Quattrrocchi. Il quartiere sotto la chiesa Madre è uno degli angoli più suggestivi di Buscemi. In esso è presente la tipologia costruttiva tipicamente contadina, caratterizzata dal monolocale. Ed è proprio in questo quartiere che si trova la casa del bracciante, ro iurnataru , dove, nello spazio di 12 mq, abitavano sei persone. 
Il confronto con la casa ro massaru, rende subito esplicita la diversa condizione sociale ed esistenziale che li contrapponeva, evidenziando l'articolata realtà socio-economica presente nel concetto di classe contadina. Nel cortile sottostante, un particolare ambiente contiene tutti gli attrezzi di lavoro appartenenti alla tradizionale bottega del falegname, putia ro falignami . Da questo quartiere si domina il paesaggio della valle dell'Anapo e la collinetta che porta le vestigia di un fortilizio arabo e di un convento.  
Scendendo attraverso queste piccole case, si arriva, a breve distanza, al frantoio, u trappitu, una struttura rarissima, sintesi tra architettura rupestre bizantina (infatti il torchio è alloggiato in un luogo di culto ricavato nella roccia) e architettura post-terremoto, costituita da volte a botte, nelle quali si trova la macina e una vasta raccolta di attrezzi di lavoro. Anche nel Frantoio una serie di pannelli documentano il ciclo dell'ulivo, affrontando lo stesso periodo storico e gli stessi argomenti evidenziati nel palmento. 
L'itinerario termina con la visita alla bottega del calzolaio, putia ro scarparu , musealizzata dopo la morte dell'ultimo calzolaio di Buscemi. Nello stesso locale sono stati conservati i pochi attrezzi di lavoro del conciabrocche, r'appuntapiatti, e alcuni oggetti riparati dallo stesso. 
E' opportuna una visita alla Chiesa del Carmine, il cui impianto a mono-navata custodisce una scultura gaginesca dell'Annunciazione (sec. XVI).
 
Nei dintorni di Buscemi si trovano alcuni siti che meritano certamente una visita accurata. Si sta parlando del cinquecentesco Santuario dedicato alla Madonna del Bosco, della Chiesa rupestre situata nei pressi della Cava di Santa Rosalia e dedicata a San Pietro e del sito archeologico di Casmene, una antica colonia greca situata nei pressi del Monte Casale.
 
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