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Duello al sole
Pesca costa siciliana
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La pesca del pesce spada nello Stretto di Messina ha una storia millenaria. Le prime testimonianze risalgono infatti all’età del bronzo. La pesca con l’arpione è addirittura citata già da Polibio nel II secolo a. C., quindi da Plinio il Vecchio nel I secolo d.C. ed infine dal poeta greco Oppiano nel III secolo d.C.. L’arpione utilizzato era già fornito di aletta di ritenzione e già duemila anni fa i pesce spada venivano pescati con reti e lenze nel Tirreno meridionale, prima che entrassero nell’area dello Stretto.
Il pesce spada, a differenza di quanto avveniva nell’antichità, oggi è universalmente conosciuto, sia per il suo simpatico aspetto, sia per le caratteristiche biologiche, sia per le sue eccellenti qualità gastronomiche. Esso si pesca ormai in molte parti del mondo con i sistemi più disparati. È noto tuttavia che il più caratteristico e spettacolare dei sistemi di pesca dello spada è quello con l’arpione, usato nell’area dello Stretto di Messina. Si tratta di un tipo di pesca (o di «caccia», come anticamente si qualificava), praticata da secoli più o meno con la medesima tecnica, rito antico e sfida tra l’uomo e il “siluro del mare”.
La pesca con l’arpione è resa possibile dal fatto che il pesce spada, animale predatore agile, intelligente e veloce, amante delle profondità abissali, stranamente a fine aprile è solito comparire lungo le rive dello stretto di Messina e zone limitrofe per accoppiarsi, in acque relativamente basse. Ancora più strano poi il comportamento di questo pesce nei mesi successivi, da maggio ad agosto: si presenta impacciato e intorpidito, si fa sorprendere in bassi fondali o fermo a fior d’acqua, si distrae dai pericoli giocherellando da solo o con la propria compagna, si fa raggiungere abbastanza agevolmente dalle imbarcazioni che gli danno la caccia. Ciò comporta che, una volta avvistato, lo spada ben difficilmente sfugge alla propria sorte.
Un’altra sua originalità è poi la presenza alternativa lungo le due rive dello Stretto: per tutto maggio e giugno sul versante calabrese fra Cannitello e Palmi; per tutto luglio e agosto (talvolta fino a metà settembre) su quello siciliano, dal torrente Annunziata a Capo Peloro. L’arma adoperata per questa tipica pesca diurna è un’asta lunga oltre quattro metri, cui è applicato un arpione in ferro temprato. L’ arpione può essere di due tipi: uno per prede dalla carne tenera (come il pesce spada e il tonno), chiamato «ferru» e costituito da una punta lunga circa 25 cm., munita di quattro alette, con funzione di ritenuta, incardinate all’asse centrale; l’altro per prede dalla carne più consistente (come gli squali), «draffinera», costituito da una punta un poco più corta della precedente e munito di due sole alette di ritenuta. Altri tipi di pesce (aguglia imperiale, mola) sono catturati con una grossa fiocina a sette denti, detta «friccina».
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