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I PERCORSI DELL'ACQUA 
(Cavallo d'Ispica)  
  
mulino ad acqua
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  • I percorsi dell'acqua 
  • A fianco alla stalla, su per una stretta e vecchia scalinata di pietra, si accede alla parte alta ed esterna del mulino. Questa è una cartolina di terra e di cielo, con la magia delle cascate che scendono dalle ripide rocce bianche, sul fondo delle quali si scorge un paradisiaco boschetto, tra i cui alberi il cielo non si vede, ma si respira.  
    Palcoscenico di albe e tramonti che il mugnaio veniva a vedere, qui obbligato, dai doveri del mestiere, a regolare il flusso dell’acqua. E nelle notti d’estate ascoltava al chiarore di luna la quiete della campagna ed il frinito delle cicale. 
    Qui i contadini di un tempo si fermavano dopo il lavoro a raccontarsi e a raccontare le giornate ed a lenire le ferite. Qui andavano i bimbi a caccia di rane nei pomeriggi d’estate; e all’alba salivano le donne a raccogliere i fichi d’india lungo “ la saia ”, (la condotta dell’acqua), per arricchire la colazione del mattino.  
    E’ quasi una terrazza, affacciata su quella valle sinuosa che corre per 13 km, fino alla vicino Ispica, palcoscenico di metamorfosi cangianti e di colori che si riciclano con le danze delle stagioni. Così in alto saliva il mugnaio a suonare il corno, quando il grano da macinare era finito, per avvertire i contadini di portare altri sacchi al mulino.  
    Ed è qui che arrivava l’acqua dalla sorgente del fiume Busaidone, sita 1 km più a nord, in contrada Baravitalla, incanalata nella “saia” (condotta in parte costruita in pietra ed in parte scavata nella roccia), dopo avere irrigato i campi incontrati lungo il tragitto. 
    dal fiume Busaidone 
    Qui l’acqua veniva raccolta in una grande vasca ovale, setacciata, tramite una serie di reti, dalle varie impurità raccolte lungo il tragitto; ne veniva eliminata, tramite un troppopieno di scarico, quella in esubero delle piene invernali, durante le quali nella condotta all’acqua della sorgente si aggiungeva puntualmente quella delle coste sovrastanti. Ed è sempre questa vasca a raccogliere, ancora oggi, l’acqua che scende giù dalle cascate artificiali, alimentate da un sistema a circuito chiuso, prima di arrivare alla botte, maestoso cono cilindrico, alto undici metri, dal diametro via via decrescente ed, andando dall’alto in basso, obliquo come la punta di uno stivale; costruito con ingegnosità e maestria, mediante il sovrapporsi di enormi blocchi di pietra. 
    E’ così, sfruttando una famosa legge della fisica, che la colonna d’acqua acquistava ed acquista la forza necessaria, uscendo da un piccolo foro, a mettere in moto le palette della ruota, sita nella camera dell’acqua. 
     
     
     
     
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