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eeeeeedanzante 
 
La statua bronzea del “Satiro danzante”, pari ad un’altezza di circa 2,5 metri, risale al periodo ellenistico. Rappresenta una figura mitologica, un demone facente parte del corteo orgiastico che accompagnava Dionisio, dio del vino.
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il Satiro danzante 
 
 
 
il ritrovamento 
Il Ritrovamento
La storia del ritrovamento della statua del satiro danzante inizia nella primavera del 1997, quando il peschereccio di "Capitan Ciccio", appartenente alla flotta marinara di Mazara del Vallo e comandato dal capitano Francesco Adragna, durante una campagna di pesca nello stretto di Sicilia, tra Pantelleria e Capo Bon, rinveniva una gamba bronzea. Nella notte fra il 4 marzo e il  5marzo 1998, infine, lo stesso peschereccio ripesca, dai circa 500 metri sotto il livello del mare in cui era adagiata, la scultura a cui la gamba apparteneva, purtroppo priva delle braccia, e considerando l’importanza del ritrovamento la consegna al Museo Civico cittadino. 
Per il Satiro si scelse immediatamente l’ospedale migliore d’Italia al fine di alleviare le pene del tempo e del mare che avevano pesantemente compromesso la sua natura e la sua consistenza. Fu affidato in data 2 ottobre 1998 agli ottimi tecnici dell'Istituto Centrale per il restauro di Roma al fine di eseguire gli opportuni interventi per riportare l'opera scultorea al suo antico splendore.
Il Restauro
Per facilitare la movimentazione del reperto durante le operazioni di restauro, essendo esso privo delle gambe e della base originaria, è stato realizzato uno speciale supporto mobile costituito da un telaio metallico composto da due semi-cilindri accoppiati. Questi avvolgevano il Satiro e, ruotando sul proprio asse, permettevano di modificare a piacimento la posizione della statua. Raggiunta la posizione voluta, si smontava agevolmente uno dei due elementi e si procedeva con il lavoro, evitando al manufatto qualsiasi trauma derivante dagli spostamenti e dai cambiamenti di posizione che l'intervento di restauro comportava. La superficie del manufatto, al momento dell'arrivo in laboratorio, è apparsa ricoperta da spesse incrostazioni determinate dalle condizioni fisico-chimiche del sito di giacitura. Numerose erano, inoltre, le tracce di organismi marini bentonici, Madrepore, Molluschi bivalvi, Vermi marini, mentre, da osservazioni condotte subito dopo il recupero, è risaltata l'assenza di fitobentos, cioè alghe e piante acquatiche, dato che conferma l'elevata profondità del ritrovamento.
 
il restauro 
 
 
 
Dalla tabella degli esami EDXRF risultò evidente la variabilità del tenore di piombo; la percentuale media di questo metallo è, comunque, abbastanza alta e si attesta attorno al 16 - 17%, quantitativo che si riscontra, abitualmente in manufatti di età romana. 
Se i risultati dell'analisi quantitativa non costituirono un dato probante per determinare la datazione del manufatto, nella speranza di poter ricavare informazioni circa la provenienza del piombo utilizzato nella fusione, si effettuò prossimamente l'analisi degli isotopi. 
D'altra parte, all'interno della statua non si sono conservate tracce delle terre di fusione e questo esclude anche la possibilità di pervenire ad una datazione alquanto precisa dell'opera attraverso l'analisi della termoluminescenza.
La statua raggiunge un peso complessivo di Kg 108 (96 il corpo, 12 la gamba staccata), mentre lo spessore medio delle pareti metalliche è di circa 6/7 mm. All' interno è stata collocata  la struttura di sostegno di acciaio, costituita da un'asta verticale connessa ad un robusto snodo sferico di base. Le spalle sono state sostenute da una traversa superiore, mentre una coppia di raggiere di quattro aste ciascuna sono state destinate al supporto laterale all'interno del torace. Completa il sistema un'asta obliqua per la sospensione della gamba. Il peso complessivo dell'insieme raggiunge circa 140 kg. Dopo il trattamento di restauro è stato necessario proteggere la statua dall'umidità ambientale che innescherebbe nuovi processi di corrosione; essa è stata  racchiusa all'interno di una vetrina che assicuri il massimo dell'isolamento dall'ambiente circostante, con una atmosfera interna controllata.
 
satiro danzante
mostra del satiro
La Mostra
La mostra del Satiro danzante è stata inaugurata in data 31 marzo 2003  presso la Camera dei Deputati di Montecitorio, Roma, alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, del Presidente della Camera dei Deputati Pier Ferdinando Casini e del sindaco di Roma Walter Veltroni. Tale mostra rimane aperta fino al 2 giugno, ottenendo un ampio successo e un notevole risalto nazionale. Il 12 luglio 2003 il Satiro danzante viene infine riconsegnato con tutti i crismi dell'ufficialità alle autorità della città di Mazara del Vallo, dove è attualmente in mostra al pubblico presso la Chiesa di Sant’Egidio-Piazza Plebiscito e visitabile tutti i giorni. 
Nel 2005 il Satiro é stato trasportato per essere esposto al Museo Nazionale di Tokio e conseguentemente all'Expò Universale di Aichi 2005 in Giappone.
La Datazione
 
Secondo Sebastiano Tusa (soprintendente del mare della Regione siciliana) la nave che lo trasportava fece naufragio nell'area di mare tra Pantelleria e Capo Bon in Tunisia tra il III e il II. 
Una datazione dell'opera al IV secolo a.C. è stata proposta da Paolo Moreno (università di Roma Tre), secondo il quale la statua dovrebbe essere identificata con il "satiro periboetos" del celebre scultore Prassitele, citato da Plinio. Al termine periboetos, normalmente interpretato come "di cui si parla molto", ossia "famoso", "celebre", viene invece attribuito il significato di "che grida freneticamente", in base ad un passo di Platone, in cui è riferito al dio Ares. 
Tale datazione sarebbe confermata da un confronto con un satiro danzante davanti al dio Dioniso seduto raffigurato su un vaso attico datato al IV secolo a.C.. 
La qualifica di “Satiro in estasi” nacque dal confronto con le innumerevoli riproduzioni antiche su gemme e rilievi che completano il gesto e gli attributi. Fin dall’epoca arcaica la ceramica ateniese illustra le Baccanti impegnate nella danza circolare, simili figure appaiono sbalzate intorno al 400 si di un cratere in lamina bronzea, dove le donne scuotono la chioma vibrante.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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