turismo e vacanze in Sicilia 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
i monti 
 
monti Ibla 
(di Giuseppe Silluzio)
Il regno di Hybla 
Quando i Sicani si spostarono verso l’interno abbandonando la costa ionica, perché minacciati da popoli invasori, la natura sugli Iblei era ancora abbastanza integra: i boschi di leccio e di platani orientali erano stati appena intaccati dalle prime popolazioni del neolitico e dell’età del bronzo antico, le quali si erano insediate in prevalenza presso la costa. Della precedente civiltà di Castelluccio che praticava l’agricoltura, l’allevamento e la caccia a daini e cervi, rimangono tracce dei villaggi fortificati allo sbocco delle “cave” (canyon), su approdi naturali della costa e in posizione strategica per il controllo di vie di comunicazione, per esempio su monte Casale (in realtà monte Erboso), un rilievo poco più basso di monte Lauro.  
A questa migrazione che aveva visto nuove genti, i Siculi, attraversare lo Stretto, corrisponde il primo insediamento a Pantalica, roccaforte naturale, delimitata dai canyon dell’Alpo e del Calcinara. Nonostante ciò i Sicani furono spinti sempre più ad ovest, per le frequenti eruzioni dell’etna ed i terremoti, secondo le leggende, ma in realtà per l’azione degli invasori.  
Per gli stessi motivi di difesa successivamente furono i Siculi a scegliere il massiccio di Pantalica. Ha inizio così il regno di Hybla, che si protrae per sette secoli. 
Hybla, la città sicula governata dagli uomini più valorosi, era una piccola città-stato, che controllava un vasto territorio, dal monte Lauro fino allo Ionio. Viveva di agricoltura, della caccia alla grossa selvaggina rimasta, della pesca alle trote. Parte della popolazione si dedicava all’artigianato, alla lavorazione della ceramica e dei metalli. E dulcis in fundo il miele. “Il miglior miele è quello dei colli di Hybla” diceva uno scrittore latino, riferendosi al miele di timo, ancora oggi prodotto esclusivamente sugli Iblei. Le vaste necropoli sulle pareti rocciose del Calcinara e dell’Anapo sono la testimonianza dello splendore di Hybla-Pantalica.
 
 
 
 
 
canyon dell’Anapo 
Il grandioso Palazzo del principe (Anaktoron), di cui restano le fondamenta di grossi blocchi calcarei, domina la valle dell’Anapo. E’ la sola traccia della città. Il villaggio abitato dai Siculi non è stato ancora trovato. Ma spostiamoci sul monte Lauro, sacro ai siculi che ne veneravano gli alberi di alloro. L’altopiano di monte Lauro (monte dell’alloro), terra di pascoli e armenti, è un platea vulcanico, formatosi in seguito alla fuoruscita di lava da spaccature dei tavolati calcarei. I pascoli mesofili caratterizzati da avena siciliana, avena meridionale e da varie specie di trifoglio, hanno preso da tempo il posto delle antiche selve. Ben nascosto dai rimboscamenti di pino marittimo, pino da pinoli e pino insigne, si conserva un residuo della primitiva vegetazione forestale: il bosco di cerri più meridionali d’Italia. Ebbene, su questi pascoli si trova tuttora qualcosa di molto simile alle capanne sicule. Sono i capanni pastorali in pietra, che si richiamano alla tradizione dei pastori guerrieri indo-europei.  
Ma questo stato di cose era destinato a mutare. L’ultimo re della città fu Hyblon, ricordato dagli satirici greci perché permise ai Megaresi di fondare nel suo territorio una colonia, Megera hyblacea. La fine venne dal mare. Un mare che aveva rappresentato la possibilità di scambi, di crescita, da sempre.  
Oggi pochissimi sono i tratti di costa risparmiati dal cemento e dal petrolchimico: la costa rocciosa di Brucoli, la penisola della Maddalena (che conserva uno splendido palmeto) e poche altre località. Questa stessa costa da cui le vedette sicule scrutavano il mare è stata smembrata, staccata dai monti.
 
 
L'arrivo dei Corinzi 
Con l’arrivo dei Corinzi, guidati da Archia, viene fondata Siracusa ed in breve una colonia, Akrai. I Siculi si rifugiano nel territorio compreso tra Ragusa, Modica ed Ispica. Akrai dalle fredde colline ha ora il compito di controllare l’alta valle dell’Anapo. Dell’antica città greca rimangono molte vestigia, tra cui il teatro ed i Santoni, sculture rupestri del III se. A.C., testimonianza del culto della dea Cibale, la Magna Mater. Erede della città greca è Palazzolo Acreide. Nelle strade dall’andamento irregolare, su cui si affacciano eleganti palazzi signorili con balconi a mensole figurate, si nascondono interessanti chiese. La cucina locale è specializzata nei “cavateddi”, nella salsiccia e nei prodotti della pasticceria.  
Nel lato opposto della valle dell’Anapo, per contrastare i Siculi, viene fondata Kasmenai sul monte Erbesso, da cui è possibile controllare ben tre valli, quelle dell’Anapo, del tellaro e dell’Irminio. Dopo la distruzione da parte dei Romani il sito non viene più abitato. 
Con i Greci inizia un massiccio prelievo di legname ed un maggiore disboscamento. Nelle terre assoggettate da Siracusa, dove lavorano i Siculi fatti schiavi, venivano prodotti grano, olive, vino, frutta, noci, ortaggi, formaggio, miele, prodotti che, insieme alla cacciagione, venivano esportati in Grecia e nel bacino del Mediterraneo. L’acqua del Calcinara venne condotta a Siracusa con lo scavo di un canale nella roccia, cui parteciparono schiavi cartaginesi catturati nella battaglia di Imera. Furono in parte bonificate  le paludi Lisimelie, oggi le saline di Siracusa, che ospitano molti uccelli migratori, a due passi dal tempio di Giove.  
Segue un periodo di decadenza con i Romani ed i Bizantini. Mentre Siracusa gode di una certa ricchezza tanto da divenire per un breve periodo capitale dell’Impero Romano d’Oriente, l’area montana viene occupata da agricoltori e pastori. E’ un periodo ancora poco conosciuto di cui ci restano le necropoli paleocristiane di Lardia (Sortino), S. Anna (Ferla) e la Grotta di S. Pietro (Buscami), la più imponente chiesa rupestre iblea.  
Altrove negli Iblei vengono realizzati edifici rupestri fino a otto piani. I “ddieri”. Motivi difensivi spingono (ancora una volta!) queste comunità a rifugiarsi a Pantalica, dove vengono abitati tre villaggi, detti bizantini. E’ un periodo in cui si ha il sopravvento della natura sull’uomo.
 
L'arrivo degli Arabi 
Con l’arrivo degli Arabi, quando si originano Cassano e Buscami e antiche popolazioni si raccolgono a Buntarigah (Pantalica), a Buccheri e a Balansul (Palazzolo), l’agricoltura diventa più razionale. Vengono abitate le campagna, coltivate in modo intensivo e viene sottratto spazio ai boschi. 
Con il feudalesimo le comunità si organizzano intorno ai castelli in posizioni difensive. Mancano sugli Iblei delle vere e proprie rocche, con l’eccezione di Buccheri, “la più formidabile fortezza del Val di Noto” (Fazello), di Licodia Eubea, con il castello montano ibleo più conservato e di Mineo. Pertanto i castelli vengono costruiti sui bastioni calcarei (“i cugni”), delimitati da due cave confluenti. E’ il caso del castello di Xurtinu (Sortino), sito tra la Cava del Marchese e la valle del torrente Ciccio. Il paese sito nella valle del Ciccio viene raso al suolo dal terremoto del 1693. Un destino condiviso da tutti i centri della Sicilia sud-orientale. 
La ricostruzione vede il territorio uniformarsi sotto i canoni del tempo: il barocco. I paesi conservano splendide testimonianze, nate dal genio di architetti e dalla maestria di artigiani-artisti. Nei paesi vengono tracciate strade tra loro perpendicolari, tuttavia conservano un impianto urbano medievale Palazzolo e Buccheri, oltre a Monterosso, Vizzini, Mineo in altri versanti Iblei. 
Ma cosa rimane dei Siculi, della natura ancora selvaggia con cui furono costretti a confrontarsi? Queste domande possono trovare una risposta nella Riserva naturale “Pantalica-Valle dell’Anapo”, ricadente nei territori di Sortino, Cassano e Ferla. Togliendo gli ulivi, i carrubi, i mandorli, gli agrumi, che furono introdotti in seguito, del mondo siculo rimane il formaggio pecorino dei pochi greggi rimasti e il miele, fino a poco tempo fa prodotto con gli stessi metodi di Hybla, impiegando per esempio arnie costruite con la ferula. A Sortino, dove si concentra la maggiore produzione di miele degli Iblei, la prima domenica d’ottobre si svolge la sagra del miele, un’occasione per gustare il liquore di miele. Rimangono molte altre cose, parole, oggetti di uso quotidiano, costumi, mantenuti dalla civiltà agro-silvopastorale ed oggi in via si scomparsa.
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catacombe san marco 
 
 
 
 
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Il miele dei colli di Hybla 
Miele di timo "sadera" 
La pianta cresce nei terreni aridi e nelle coste marittime esposte a mezzogiorno; il miele è di colore ambra scuro, profumo penetrante e grato, sapore forte ed aromatico. E' indicato nelle affezioni bronchiali, intestinali, astenie e disappetenze. Periodo di produzione: luglio.
miele dei colli d’Ibla
Miele millefiori 
A differenza dei precedenti deriva dal nettare di fiori appartenenti a specie diverse della flora mediterranea; caratteristico per la complessità degli aromi e profumi. Periodo di produzione: tarda primavera.
Miele di carrubo 
Prodotto solamente in un limitato areale dei Monti Iblei caratterizzato dalla presenza del carrubbo. E' un miele autunnale di colore ambra scuro che cristallizza facilmente. Assume il profumo tipico dei fiori di carrubo; è particolarmente apprezzato per la produzione di dolci tipici. Periodo di produzione: novembre-dicembre.
Miele di zagara (di agrumi) 
Di colore ambra chiaro, profumo tipico dei fiori, sapore delicato e gradevole. E' specifico come calmante e coadiuvante nei casi di insonnia. Periodo di produzione: maggio.
Miele di eucalipto 
Di colore noce chiaro, sapore pronunciato, aromatico, persistente, gradevole. E' un antisettico delle vie respiratorie, tossifugo, emolliente. Periodo di produzione: luglio-agosto.
Miele di castagno 
Lo produciamo nella zona montana nei mesi di giugno-luglio. Ha un colore scuro con un odore forte e acre; il suo sapore caratteristico è un po' amaro. E' raccomandabile in tutti i casi di cattiva circolazione del sangue, è ugualmente adatto per tutte le persone anemiche, affaticate, astemiche e per chi pratica sport. Inoltre decongestiona il fegato e la prostata.
Miele di sulla 
Prodotto nella Piana di Catania dai fiori di sulla (foraggio per le bestie) è un ottimo lassativo, diuretico, depurativo, indicato in tutti i casi di costipazione, ottimo per la cosmesi e le cure di bellezza contro acnee foruncoli.
Parco degli Iblei, c'è il via libera gli ambientalisti.  
Dopo il Senato anche la Camera approvai quattro Parchi Nazionali, tra cui il Parco degli Iblei, quello delle Egadi e delle Eolie.La notizia fa esultare di gioia i promotori, ma non mancherà di sollevare un nuvolose di critiche da parte degli oppositori. Promotori dell'istituzione del parco il partito dei Verdi. Fra i promotori locali del parco c'è Paolo Pantano membro del direttivo nazionale dei Verdi dichiara: «L'istituzione del Parco apre la possibilità di grandi opportunità e vantaggi,poiché si possono sfruttare leggi, regolamenti e fondi considerevoli e si potrà avere un sicuro incremento di flusso turistico interessato al paesaggio ed alle caratteristiche uniche delle aree iblee».L'estensione del Parco degli Iblei comprende un'area che insiste nelle province di Siracusa, Ragusa ed in una piccola parte della Provincia di Catania. Il territorio, abbastanza omogeneo, è costituito da altopiani calcarei e da cave, entro i quali scorrono acque di fiumi, torrenti, ruscelli naturali. Come evidenzia Paolo Pantano, il Val di Noto è parte integrante e fondamentale del territorio oggetto del Parco. Si tratta di un'area in cui ricadono ben sedici siti di Interesse comunitario, per una superficie complessiva di 27.847 ettari; le riserve naturali sono cinque per una superficie di 4.913 ettari; vi sono inoltre circa 21.000 ettari di boschi demaniali e privati, nove siti archeologici di notevole rilevanza, e qualche decina di siti archeologici di entità minore. I vantaggi che provengono dal Parco non riguardano solo la tutela della biodiversità e del paesaggio, ma hanno anche una portata di tipo economica poiché la logica è quella della fruizione e del sostegno all'agricoltura ecocompatibile. Si potrà accedere a numerose risorse finanziarie riservate sia da parte dello Stato che dapar-te dell'Unione Europea.Sull'istituzione del parco non mancano i pareri contrari e le perplessità. Tra le accuse sollevate quella dell'eccessiva estensione, che includerebbe le periferie di molte città limitando in questo modo le possibilità di sviluppo industriale. Perplessità sono state sollevate da Legambiente Sicilia, per il fatto che esisteva già una candidatura per l'istituzione del parco regionale degli Iblei, e dubbi su possibili conflitti di competenza fra la Regione e lo Stato.
 
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