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Festa di San Sebastiano 
20 - 27 gennaio 
Tortorici (ME)  
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La festa di San Sebastiano a Tortorici è antica e ricca di tradizioni. Le sue origini si fanno risalire al cosiddetto "diluviu", ossia all'alluvione del 1682: un impetuoso fiume di fango si riversò sul paese distruggendo quanto incontrava sul suo passaggio. Trascinò via anche la campana della chiesa di San Nicolò, di cui non si seppe più nulla Fin quando due pellegrini di ritorno da Roma, giunti al torrente Calagni, nei pressi del paese, furono trattenuti da una forza misteriosa. Presero a urlare disperati, accorse gente e si compì il prodigio: sul greto del corso d'acqua si spalancò una voragine e, in fondo a essa, apparve intatta la campana scomparsa nel diliviu. I due pellegrini caddero allora in ginocchio e, in lacrime, confessarono ai tortoriciani di aver rubato, a Roma, le reliquie di San Sebastiano. Questo divenne dunque il patrono del paese, e ancor oggi fino al torrente si spinge la processione del simulacro del Santo, portato in spalla fedeli in abito bianco, detti "nudi" perché a piedi scalzi. Una settimana prima della festa qui si svolge infatti la cosiddetta bura, un falò di infiorescenze d'amplelodesmo (pianta sacra ai defunti) su cui i giovanetti saltano come prova di virilità. La domenica prima della processione del Santo si svolge poi la cosiddetta "esta d'u 'ddauru" che ha come protagonisti non solo i rami d'alloro infiocchettati di nastri rossi, ma anche tralci di darifogghiu, l'agrifoglio, altra pianta sacra a Sammastianu e abbondante sui Nebrodi. E vi è infine la festa vera e propria, molto sentita dai tortoriciani che ricordano il loro Santo in alcuni versi popolari: Oh Sammastianu, cavaleri 'ranni Cavaleri di Diu senza malanni Quannu fu 'ssicutatu de' tiranni. Sutta 'n peri d'addauru si mantinni Calàru l'ancileddi ccu' li parmi E dissiru: "Mmastianu, 'cchianatinni!Lassici l'oru, la sita e li panni: La grazia di lu Cielu 'n terra scinni". Tra le curiosità della festa tortoriciana la cosiddetta fuitina d'a vara, che secondo alcuni si ricollega all'episodio leggendario dei ladri di reliquie citato in precedenza. Vi sono poi, durante i vespuri, la benedizione dei panitti, pani votivi intitolati al Santo. Il giorno della festa, infine, dopo l'offerta votiva di un vitellino adorno di coloratissimi nastri che vien fatto inginocchiare davanti al simulacro di Sammastianu come per consegnarlo al Santo, a mezzogiorno comincia la processione dei "nudi" (i fedeli in realtà non sono propriamente nudi, ma soltanto a piedi scalzi), che come detto, giunge fino al torrente Calagni. Il Santo poi si muove di casa in casa per una questua in cui si raccolgono anche molte offerte in natura. Sammastianu viene poi lasciato a riposare, fino all'ottava, nella chiesa di San Nicolò. La festa si concluderà solo il lunedì dopo l'ottava, con una messa di ringraziamento nella chiesa di Santa Emerenziana. Dopodichè il simulacro del Santo tornerà a riposare nella Matrice.  
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